E se vi dicessi di immaginarvi nei panni di una donna, una giovane che ha lottato con le unghia e con i denti per entrare a far parte di una élite esclusiva, e che ora rischia di ritrovarsi con un pugno di mosche, cosa mi direste?
È quello che accade a Marcie, la quale da amante clandestina passa a moglie ufficiale di Jason Maddox, uomo ricco e prestigioso, e scopre così che il mondo che ha tanto agognato riserva brutte sorprese.
Nel suo nuovo libro, Un Matrimonio Perfetto, Sarah Pinborough ci racconta di un ambiente chic, fatto di feste, alcol, yacht e case sontuose, dove però non è tutto oro quel che luccica.
Quando il socio di Jason, il vedovo William, rientra da un viaggio d’affari a Londra con una nuova moglie, tutti i suoi amici della buona società rimangono sorpresi: la nuova arrivata si chiama Keisha e diventa la giovanissima competitrice di Marcie per il posto accanto a Jason. Già, perché tra i due c’è subito un evidente attrazione.
Tra intrighi e tradimenti, quali armi Marcie sarà disposta ad usare per salvare il suo matrimonio e, soprattutto, il posto per cui ha tanto lottato?
Non è facile essere l’amante di qualcuno.
Di solito si vive nell’ombra, si cede perché sottomessi alla passione. Eppure la scintilla prima o poi finisce e il buio sembra tanto sconfortante da portare quasi sempre l’amante a pretendere quella fetta di luce che spetta a chiunque.
Marcie Maddox incarna lo stereotipo dell’amante che lotta e ce la fa, riesce a sposare l’uomo del quale si è invaghita e conquista il proprio posto nell’empireo a cui ha sempre agognato. Finalmente può crogiolarsi nella ricchezza di lui, muovendosi a ritmo di feste esclusive e gite su yacht di lusso.
Ciononostante il suo successo è effimero, passeggero, minato dalla più giovane Keisha: Jason ha infatti tradito la sua prima moglie, cosa le dice che non farà lo stesso con lei?
Inizia fin da subito un gioco o, per meglio dire, una guerra tra le due donne nella quale ci inoltreremo.
Sarah Pinborough ci incuriosisce pagina dopo pagina, sebbene questo non sia il tipico thriller in cui adrenalina e scazzottate mantengono costante l’attenzione del lettore, anche il più disattento. L’autrice ha uno stile scorrevole, fluido, che conduce verso una direzione e subito la smaschera in favore di una verità, che si scopre essere solo un’altra bugia. E così via per tutto il corso della storia, in un susseguirsi di colpi di scena in un climax crescente.
Eppure, devo ammettere che questo ritmo incalzante l’ho notato solo verso la metà del romanzo, quando viene inscenato un tentato omicidio e la vicenda viene messa in moto. Avrei preferito avvenisse prima, insomma, per non rendere un po’ monotona la prima parte, per quanto esaustiva e necessaria essa fosse.
Questo romanzo è una sorta di “tela di ragno”, filata dalla sapiente arte dell’inganno a cui le donne sono meglio iniziate degli uomini.
Sì, perché le donne fanno da padrone per l’intero arco narrativo della storia: c’è Marcie con la sua scatolina segreta, Keisha con il bambino fantasma.
Certo, anche gli uomini covano i loro piccoli segreti, ma trovo che le colonne portanti della storia siano le donne e questo romanzo ben si presta quindi a indagare tematiche recenti che, per via della nostra società ancora profondamente maschilista, sentiamo spesso pronunciate come relative al mondo femminile.
Ci basti pensare all’accettazione di se stessi, alla gelosia, la fiducia che si è disposti a concedere al proprio partner. Insomma, la lista potrebbe continuare, se solo volessimo.
Ingredienti ottimi per un thriller più soft, ma non meno accattivante.
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