Vanni Sbragia è lo pseudonimo di un autore italiano che pubblica romanzi crime da oltre dieci anni. È stato tradotto all’estero e ha vinto numerosi premi di prestigio. Oggi al Thriller Café recensiamo il suo Un po’ meno di niente edito da Fernandel e in uscita il 21 gennaio.

Il protagonista è lo stesso Vanni Sbragia, dirigente di successo e scrittore di thriller e noir di media popolarità, con una vita in costante equilibrio tra l’immagine ufficiale di marito fedele e padre di famiglia e la reale natura di adultero e sessuomane incallito, capace di gestire un gran numero di relazioni clandestine. Quando una delle sue amanti, l’editrice Vittoria Ravaglia, viene assassinata nel suo appartamento con quindici coltellate, Sbragia è subito convocato dagli inquirenti a causa di alcuni messaggi intimi ed espliciti rinvenuti nel cellulare della vittima. L’alibi lo scagiona da ogni sospetto ma una giornalista senza scrupoli e con agganci in questura, venuta a sapere dell’interrogatorio, ricatta lo scrittore: lei garantirà il silenzio sulla relazione tra Sbragia e la Ravaglia in cambio di qualche retroscena piccante sul mondo dell’editoria. Superfluo dire che non manterrà la promessa e che farà uscire un articolo che per il protagonista costituisce l’inizio della fine: non solo salterà fuori la storia dell’adulterio ma le sue dichiarazioni lo renderanno un emarginato agli occhi dei colleghi e degli addetti ai lavori. All’inevitabile separazione dalla moglie ed esclusione dal giro degli autori che contano farà però da contrappeso l’inatteso successo del suo nuovo libro, fatto uscire cavalcando abilmente l’onda dello scandalo e il polverone sollevato da Sbragia.

Per quest’uomo, libero ormai di giocare a carte scoperte e senza più nulla da perdere, è arrivato il momento di fare i conti con se stesso e magari riuscire a scoprire chi ha ucciso Vittoria Ravaglia.

All’interno di un eccellente thriller ben architettato, l’autore ci accompagna dietro le quinte del mondo della narrativa di genere, raccontando con intelligenza e humor feroce le ipocrisie, le false amicizie e il do ut des di un ambiente che non esita a definire lo spettacolo dei poveracci. Lo illustra in maniera spietata – con una buona dose di autocritica e autoironia – toccando tutti gli aspetti di un sistema malconcio che segue sempre lo stesso copione, incapace di reinventarsi e risanarsi. Non risparmia il ruolo dei social in cui (quasi) tutti “cercano consenso, la prova del loro esistere”, mette in guardia da sedicenti agenzie editoriali, non accreditate, che truffano chi cade nel loro bluff, narra di concorsi, riconoscimenti e scuole di scrittura senza valenza che proliferano dal nulla. C’è solo biasimo tra le pagine di questo libro? No di certo, anzi Sbragia evidenzia la serietà di alcuni premi assegnati a opere di narrativa, l’affidabilità di qualche corso di scrittura, la validità di determinati concorsi. Lo stesso discorso si può estendere ai numerosi personaggi che animano Un po’ meno di niente: se da una parte dipinge con una satira graffiante e a tratti esilarante tipologie di autrici e autori, blogger, lettrici e lettori, groupies – tutti pronti a vendere l’anima al diavolo per un posto al sole – dall’altra cita molte persone reali, riconoscibili perché non cambia il loro nome e cognome, per le quali esprime parole di stima e affetto.

Tutto questo e tanto altro è raccontato attraverso una scrittura diretta, vigorosa e intrisa di ironia, ma allo stesso tempo profonda e intima quando scava nei pensieri del protagonista, nel suo cinismo misto a insicurezza e nell’abisso che si porta dentro.

Non dimentichiamo però che stiamo parlando di un gran bel thriller e anche se l’autore non fa delle indagini il cardine della storia, per lasciare spazio a quanto detto finora, il caso verrà risolto in virtù di un evento drammatico che torna dal passato e che spinge Sbragia a cercare la verità, sorprendendoci con un colpo di scena finale da maestro.

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Un po' meno di niente
  • Editore: Fernandel
  • Autore: Vanni Sbragia

Articolo protocollato da Francesca Mancini

Lettrice appassionata di gialli, thriller e noir da sempre, amo molto anche le serie TV dello stesso genere e di scienza di confine. Ho una passione sfrenata anche per la musica anni ’80, il buon vino, il mare, la famiglia, gli amici veri e la comunicazione non verbale.

Francesca Mancini ha scritto 75 articoli: