Un posto dove andare - María Oruña

Da pochi anni abbiamo scoperto anche in Italia il talento di Maria Oruña, giovane scrittrice spagnola di cui esce in questi giorni “Un posto dove andare”, per l’editore Ponte alle Grazie. Si tratta del secondo romanzo con protagonista la detective della Guardia Civil Valentina Redondo, uscito originariamente in Spagna nel 2017. Un’intraprendente e quasi sfrontata eroina che si affianca al numeroso gruppo delle detective donne che popolano la letteratura noir europea e nella quale crediamo dii poter scorgere la nemesi della scrittrice stessa.

Nei dintorni di Suances, graziosa località della costa galiziana nella quale vive il nuovo compagno di Valentina Redondo, Oliver Gordon, viene ritrovato il cadavere di una giovane donna, in abiti storici che ricordano l’età medievale. La ragazza è stata curiosamente posizionata al centro di un antico castello della stessa epoca, al punto da far pensare gli investigatori a una sorta di viaggio nel tempo. Sarà viaggiando tra congressi di archeologi, gruppi di speleologi, stranii musei, che Valentina riuscirà a decifrare l’enigma che sta dietro l’uccisione della ‘dama medievale ‘.

La Oruña costruisce un romanzo caratterizzato da un intreccio complesso, che ci svela lentamente con un meccanismo di salti temporali che realizzano una sorta di percorso convergente di avvicinamento alla soluzione del giallo. I personaggi vengono descritti lentamente nel corso dell’opera, con una prosa molto lieve, che indulge spesso a descrizioni di ambienti esterni e delle personalità dei protagonisti, con un linguaggio ricco e accattivante. Un romanzo scritto molto bene, con un andamento tranquillo, che talvolta può però apparire un po’ debole sul versante del ritmo. Tuttavia, la grazia della narrazione e la bella ironia che la scrittrice utilizza non fanno per nulla annoiare il lettore.

C’è molto amore per la sua Galizia nelle pagine della Oruña, che ci guida con pazienza nelle numerose bellezze naturalistiche di quella terra. Un luogo un po’ fuori dai circuiti di massa, così come un po’ marginali ci sembrano essere gli eroi minori della Guardia Civil di Santander, guidati dalla tenace, ma fragile e insicura Valentina Redondo. Quasi un elogio della normalità, a scapito di coloro che pensano che lasciare il proprio segno nel mondo voglia dire realizzare imprese eccezionali di dimensioni globali. In “Un posto dove andare”, chi pensa troppo in grande è sconfitto. Mentre i veri vincitori sono coloro che si accontentano di lavorare con serietà sul territorio, godendo delle piccole gioie quotidiane.

Ma trovare la propria dimensione non è facile, bisogna continuamente andare alla ricerca di sé stessi, in un peregrinare che è anche un percorso interiore, alla continua ricerca del proprio approdo, che è poi il luogo dove andare cui fa riferimento il titolo. Così è chiaro che i viaggi che tante volte la Oruña ci descrive nel suo romanzo, anche se ci parlano di luoghi fisici spesso molto lontani, fanno riferimento alla metafora del viaggio come scoperta interiore. Ed è importante ricordare, come dice Tolkien, che Oruña cita nel finale, che non tutti gli erranti sono perduti. Ed è quindi evidente cosa vuole dirci nel finire delle note esplicative l’autrice: “Io, che a volte ho vagato senza meta, auguro a chiunque abbia letto questo libro, se ancora non ce l’ha, di trovare un bel posto verso il quale dirigersi.” In chiusura, una breve considerazione sulle questioni di genere, ricordandoci che stiamo parlando di un romanzo del 2017 (prima del #metoo). Le donne della Oruña sono sempre protagoniste, anche se non sempre hanno connotati positivi. Direi che ciò che traspare maggiormente è una loro fragilità, che non è che l’altra faccia della medaglia di un’autenticità di sentimenti che le rende speciali. Sono loro forse che ci possono guidare nel bel posto che stiamo cercando.

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Articolo protocollato da Giuliano Muzio

Sono un fisico nato nel 1968 che lavora in un centro di ricerca. Fin da piccolo lettore compulsivo di tante cose, con una passione particolare per il giallo, il noir e il poliziesco, che vedo anche al cinema e in tv in serie e film. Quando non lavoro e non leggo mi piace giocare a scacchi e fare attività sportiva. Quando l'età me lo permetteva giocavo a pallanuoto, ora nuoto e cammino in montagna. Vizio più difficile da estirpare: la buona cucina e il buon vino. Sogno nel cassetto un po' egoista: trasmettere ai figli le mie passioni.

Giuliano Muzio ha scritto 145 articoli:

Libri della serie "Tenente della Guardia Civil Valentina Redondo"

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