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Al Thriller Café presentiamo oggi il romanzo Un solo colpo dello scrittore milanese Paolo Moretto, secondo capitolo della saga “Anne Clark“.

Siamo a Philadelphia, nel 2013, tre anni dopo le vicende che hanno visto protagonista l’agente operativo dell’FBI Anne Clark alla ricerca di sua sorella scomparsa otto anni prima.

Un’altra indagine attende l’agente dalla chioma fulva e riccioluta e dagli ammalianti occhi smeraldo, un’indagine che la porterà a confrontarsi con il male faccia a faccia, occhi negli occhi, rischiando di rimanerne schiacciata e vinta. Anne Clark ha un dono, che è anche una condanna: un potere illogico e sconosciuto che la porta a vedere il male, a riconoscerlo negli altri, a smascherare bugie e falsità… è per questo che tutti la chiamano La strega.

Questo secondo capitolo della saga che vede come protagonista Anne Clark è dunque un thriller che mescola mistero, indagine ed un marcato elemento soprannaturale.

L’autore, Paolo Moretto è nato a Milano nel 1965. Ha passato la gioventù in questa grande città, ma dopo il matrimonio ha deciso, insieme alla moglie, di trasferirsi in un paese della periferia milanese. E’ un piccolo imprenditore e concentra la sua attività di autista privato nella zona nord e centro Italia. Ci rivela che nella sua vita ha dovuto cambiare, per cause di forza maggiore, diverse tipologie di lavori e in ciò che scrive spesso inserisce, in maniera velata, alcune delle sue esperienze professionali o dei suoi trascorsi avventurosi.

La passione per la scrittura” – ci dice – “nasce molti anni fa. Un hobby questo, che non ho mai voluto condividere con nessuno“.

L’Albero della Vita” (Anne Clark vol. 1) è il suo romanzo d’esordio ed è risultato tra i 14 finalisti del Premio “Giallo Ceresio 2020”.

Un solo colpo”, il giallo che oggi presentiamo, è – come detto – il secondo capitolo della collana “Anne Clark”. Moretto ha scritto anche diversi racconti e un romanzo breve.

“Tutto è sempre rimasto celato in un cassetto della mia scrivania. Solamente un anno fa, grazie a Silvia, un’amica di famiglia, abbiamo deciso di aprire insieme questo cassetto e di far conoscere i miei lavori anche ad altri. È un’esperienza questa, che non avrei mai immaginato potesse entusiasmarmi e gratificarmi così tanto”.

Per chiunque volesse farsi un’idea del romanzo o fosse curioso di leggerne qualche pagina, qui di seguito vi lasciamo un estratto di Un solo colpo:

Philadelphia, giovedì 31 ottobre 2013, ore 02:00 A.M.
Anne era stata prelevata da casa sua in piena notte. Un paio di agenti in borghese erano venuti a prenderla con una macchina nera, senza insegne o luci di servizio. Il capitano Andrew Collins, dell’unità speciale CEI crimini efferati irrisolti, il suo responsabile, l’aveva chiamata pochi minuti prima al cellulare e lei si era vestita in fretta. Aveva fatto tutto nel massimo silenzio, senza nemmeno accendere la piccola abat-jour sul comodino per non svegliare Evette, la sua compagna, ma lei l’aveva sentita comunque.
«Te ne vai?» le chiese con voce assonnata la biondissima fanciulla al suo fianco «Mi è sembrato di sentire il telefono.»
«Sì, era Collins. Ha bisogno di me. Spero di riuscire a tornare in tempo per darvi il bacio del buongiorno.»
«Che ore sono?»
«Le due, è ancora buio fuori. Continua pure a dormire.» le bisbigliò dolcemente.
«Ok. Prima di uscire potresti dare un’occhiata a Robert, per favore? Ho come l’impressione che stia covando qualcosa. Oggi aveva un visino brutto, brutto.»
«Ci penso io, tranquilla. Dormi adesso.»
«Amore?» la richiamò a sé Evette.
«Dimmi.»
«Buon compleanno tesoro.» le sussurrò guardandola con gli occhi socchiusi per metà.
«Grazie, amore mio. A dopo.»

Nell’oscurità della stanza era riuscita a trovare un jeans pulito, un maglione dolcevita nero e le solite scarpe da tennis oramai logore. Si era spostata nello studio e aveva adocchiato, rimanendo immobile sulla porta, il piccolo Robert, il figlio della sua compagna, dormire nel suo lettino. Si era scoperto tutto, aveva caldo. A passi leggeri per non disturbarlo gli si avvicinò e poggiò con delicatezza le labbra sulla sua fronte. Scottava. Tornò subito in camera da Evette.
«Robert dorme, ma è bollente. Penso abbia la febbre.»
«Lo sospettavo,» disse Evette alzandosi subito dal letto «vediamo quanta ne ha. Tu vai pure, ci penso io.»
«Sì, ho giù la macchina che mi aspetta. Scappo.»
Dopo essersi infilata il suo giaccone in pelle era uscita di casa chiudendo a chiave la porta.
La borsa in cuoio marrone, che aveva ciondolato dietro l’uscio, la prendeva con sé solo al mattino quando si recava a scuola. L’istituto di scienze Bryn Mawr di Philadelphia le forniva, già da qualche anno, la giusta copertura. Il ruolo d’insegnante di psicologia, che svolgeva con passione, si alternava a quello di agente operativo dell’FBI con specializzazione in criminologia e tecniche d’interrogatorio. Il bureau la faceva intervenire solo quando la situazione era davvero critica e servivano delle risposte certe alle indagini in corso ma lei, non disdegnava anche tutta la parte investigativa che portava all’individuazione del sospettato.
Il suo metodo spartano d’interrogatorio non piaceva a molti, anzi, a dire il vero, non piaceva a nessuno, nemmeno a Collins. Anne fondava la sua efficienza sul terrore, sullo stress psicologico, sullo sfiancamento fisico e per ultimo sulla tortura mentale. Non appena riusciva a impadronirsi del tuo cervello era in grado di rivoltarlo come un calzino fino a quando la sequenza dei tuoi ricordi non mostrava la veridicità di quanto era realmente accaduto.

Il nomignolo che le era stato affibbiato sin dall’accademia le calzava a pennello. La chiamavano “la strega”, ma per lo più era dovuto al suo aspetto esoterico e non a ciò che la sua volontà si sforzava di nascondere agli altri da sempre. Una chioma rossa riccioluta pareva arderle sulla testa come un intero bosco in fiamme. Il viso, costellato di lentiggini, la faceva apparire come una bambina ingenua e debole ma lei era esattamente l’opposto, scaltra e dal carattere forte, deciso. Il suo aspetto ingannava lo sciocco, lo sprovveduto. Lo sguardo ammaliava così tanto da sentirti rapito ogni volta che ti scoprivi a fissare i suoi occhi color smeraldo divenire oro. Era una trappola, ma quando te ne rendevi conto era troppo tardi. Ignaro, ci eri appena cascato dentro.
Assassini, stupratori, killer seriali, nessuno poteva sfuggirle, nessuno poteva resisterle. Diventava te, s’impadroniva della tua lucidità facendoti provare ciò che eri stato capace d’infliggere alle tue vittime. Terrore, paura, angoscia, non c’era posto nella tua mente ove rifugiare la tua anima dannata. Ti faceva viaggiare a ritroso nel tempo, ti obbligava a ricordare ciò che pensavi di aver cancellato per sempre. Alcuni di loro riuscivano a farlo abilmente, cancellavano il ricordo di quello che avevano commesso mostrandosi vittime piuttosto che carnefici. Ma i loro sforzi erano inutili, non potevi scapparle.
Se ti fossi pentito di quello che avevi commesso, ti avrebbe lasciato con un ricordo perpetuo su cui riflettere, così da poterti redimere dal peccato e chiedere perdono a Dio per la tua malvagità. Se le resistevi, se le mentivi, se ciò che avevi commesso era così grave che il diavolo in persona si sarebbe vergognato d’accompagnarti all’inferno, era inutile chiedersi fino a quando la tua mente vuota avrebbe girovagato nel nulla. Ti aspettava la dannazione eterna e nient’altro.
Per fronteggiare a muso duro delinquenti di ogni specie, menti malate e contorte, bisognava avere molto fegato e Anne ne aveva da vendere.

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Un solo colpo
  • Moretto, Paolo (Autore)

Articolo protocollato da Simone Della Roggia

Appassionato di gialli e thriller, della buona cucina, e di bassotti (non necessariamente in quest'ordine). Scrittore a tempo perso, ovvero di notte. Passo molto tempo sui treni italiani, lo inganno leggendo.

Simone Della Roggia ha scritto 178 articoli: