Sellerio Editore ha recentemente pubblicato Un taglio radicale di Bill James all’interno della sua collana più prestigiosa, La Memoria, segno della grande attenzione che la casa editrice siciliana riserva a questo autore ancora troppo poco conosciuto rispetto ai suoi meriti e pubblicazioni.
Presente nelle trincee letterarie sin dagli Anni Sessanta, Bill James ha accumulato nel tempo una produzione sconfinata e con il passare dei decenni non ha certo accennato a diminuire il numero di romanzi sfornati ma anzi, se possibile appare ancora più prolifico e in grado di differenziare la sua scrittura.
Difficile sistemare tutta la sua produzione, affollata di collaborazioni con altri scrittori e varie opere scritte con più di uno pseudonimo (e già Bill James è alter ego di James Tucker), ma ci sono alcuni elementi che spuntano molto più spesso di altri, e sia l’ironia/sarcasmo che una forte attenzione nei confronti della società possono essere ritenuti dei trademark di questo autore.
Cerchiamo di scoprire se sarà così anche per Un taglio radicale:
Le alte sfere della polizia della città senza nome in cui sono ambientati i polizieschi di Bill James sono molto divise riguardo il comportamento da tenere in una indagine molto delicata.
Il problema da affrontare è rappresentato dalle bande criminali che si spartiscono il mercato della droga, ma i vertici hanno idee opposte su come affrontare questo problema, ovvero se infiltrare una agente o cercare di mantenere lo status quo.Il capo, Lane, spinge per una azione decisa e aggressiva mentre il suo assistente, Iles, è a favore di qualche tipo di tregua e compromesso che mantenga un minimo di pace nelle strade e non inneschi una escalation. Intrappolato fra i due opposti troviamo il soprintendente, Harpur, che è più che altro preoccupato per le sorti della giovane agente, Naomi Anstruther. A parte Harpur, c’è l’impressione che sia il capo che il vice stiano muovendosi più per interesse di carriera personale che per obbiettivi più morali e comunitari.
Ma non è solo la polizia a essere divisa: anche le due principali cosche che si spartiscono lo spaccio sembrano schierate su posizioni inconciliabili: c’è chi è al corrente dell’agente infiltrata e lascia correre in nome dello status quo, capendo che la situazione è complessa e delicata, e chi invece vorrebbe far precipitare e distruggere l’equilibrio uccidendo Naomi…
Siamo di fronte al più tipico Bill James: definito da molti critici una sorta di giallista sociologico, James evita sempre con cura di dipingere un universo manicheo nel quale Male e Bene sono nettamente distinti. Tutti i suoi personaggi emergono come molto umani e complessi, egoismo e amore si mischiano e spesso si danneggiano a vicenda e il confine fra poliziotti e criminali è più sottile che mai, una lettura piacevolmente diversa rispetto ai troppi investigatori-eroi che siamo abituati a incontrare nel nostro genere preferito.
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