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Al Thriller Café oggi presentiamo un nuovo scrittore emergente: Sebastiano Lo Monaco, con il suo romanzo “Un torbido gioco“.
La storia comincia con i delitti di due escort compiuti a distanza di quarantotto ore su cui le indagini si sono fermate. L’ispettore della Polizia di Stato Stefano Mastromonaco cerca di farle ripartire insieme al collega Luigi Bertolucci. Tormentato il primo, solo apparentemente più stabile il secondo, i due riprendono quindi a investigare coordinati dall’ispettore capo Karin Belladonna, professionista abile e determinata, forgiata da un passato da infiltrata.
La riapertura dell’inchiesta porta però i protagonisti su sentieri imprevisti, e intanto il killer torna a colpire altre due volte. Stesso modus operandi, ma stavolta c’è qualcosa di diverso nei delitti. Gli ispettori della Squadra Mobile di Camassa si addentrano nel caso, e più lo fanno più si trovano coinvolti in un torbido gioco. Saranno costretti a fare scelte ai limiti della legalità arrivare all’assassino, e scoprire infine che a dettare i crimini era un sentimento umano con la quale tutti abbiamo a che fare, un sentimento dalle mille sfaccettature e dai molti lati oscuri…
Questa in sintesi la trama del libro, ma per approfondire meglio abbiamo posto all’autore due domande.
Due domande all’autore
[D]: Come è nato il libro?
[R]: L’idea nasce da una storia che mi bruciava in testa da tempo: mi serviva un personaggio che la portasse in vita ed è così che nasce il mio ispettore che possiede tutte le pessime abitudini dei detective, attingendo alla narrativa hard-boiled con personaggi come Sam Spade di Dashel Hammet, o Philip Marlowe di Raymond Chandler che verrà interpretato magistralmente da Humphrey Bogart, ma ci sono anche influenze da serie tv come il Detective Vic Mackey (“The Shield”) o Sakari Nurmi (“Deadwind”).
Ci sono influenze cinematografiche come “The Departed” di Scorsese, “Brooklyn Finest” di Antoine Fuqua, “Pride and Glory” di Gavin O’ Connor, da dove ho preso spunto per creare uno dei personaggi presenti nel libro.
Poi, per chi scrive gialli, la realtà purtroppo fornisce molto materiale ed è appunto la realtà, come è accaduto nel mio caso, a giocare con la narrativa. Perché mentre scrivevo la mia storia, a Vanzaghello, un paesino in provincia di Milano, veniva compiuto un delitto simile a quello che si trova nel libro.
Noi giallisti guardiamo sempre al lato oscuro della luna: è lì che soffermiamo lo sguardo e lo facciamo perché ci piace raccontare storie – quel tipo di storie – e lo facciamo in certo modo. Ed è il modo che fa paura, che ti fa girare la pagina per capire come andrà a finire e che, una volta concluso il libro, ti lascia sveglio. Perché, come capita nei libri noir, non tutto viene risolto, e quello che viene portato a galla non sempre ci fa sentire bene. Anzi, a volte, ci lascia con il dubbio.
[D]: Cosa possono apprezzare i lettori di “Un gioco torbido“?
[R]: Non c’è un solo protagonista. Il caso viene affrontato da un intera squadra, la Squadra Mobile della Polizia di Stato. Niente è come appare e leggendolo se ne accorgeranno. Ci sono moltissimi riferimenti musicali, soprattutto inerenti alla musica Metal e Rock. Il linguaggio come ogni Noir che si rispetti – James Ellroy docet – è crudo, reale, senza pause, frenetico, si parla di sesso e lo si fa come nella realtà.
I protagonisti hanno molti lati oscuri che, a volte, prendono il sopravvento.
La città è una città immaginaria perché ho cercato, nel mio piccolo, di rendere omaggio a uno dei miei Maestri (oltre Carlo Lucarelli): Andrea Camilleri, che nella sua infinita bravura è riuscito ad inventare un mondo dove far muovere il suo Commissario Montalbano – uno dei miei miti insieme a Harry Hole del Re del noir Jo Nesbo.
Ma soprattutto potranno apprezzare il finale che rivela tante sorprese e un punto interrogativo.
Queste le parole di Sebastiano Lo Monaco per descrivere il suo libro, ma cosa c’è di meglio di leggere un passaggio, per capire se ci piacerà? Qui a seguire ecco un estratto, il booktrailer, e infine la biografia dell’autore…
Estratto
Venne con un urlo ferocissimo, l’orgasmo gli partì dai lombari e come un lampo accecante gli spense il cervello, le sopracciglia imperlate di sudore si erano appesantite ed una goccia gli finì dentro l’occhio facendolo lacrimare. Si rotolò sul materasso, il lenzuolo ormai stropicciato gli servì da asciugamano e si pulì alla bene e meglio, lei rimase supina, ansimante, con i capelli biondi appicciati sulla fronte, il respiro affannoso gli faceva alzare e abbassare i seni in modo ritmico, anche lei utilizzò il lenzuolo per pulirsi dallo sperma che gli era finito poco sopra l’ombelico, si girò verso il comodino e prese una sigaretta dal pacchetto di Marlboro che teneva accanto alla lampada, la sigaretta si accese e una nuvola di fumo si alzò verso il tetto. All’accenno di lei se volesse fare un tiro, l’uomo fece segno di no con la testa e poggiò lo sguardo sulla poltroncina amaranto dove aveva lasciato i jeans, la camicia e il giubbotto. Si alzò e fece i tre passi che dal letto lo separavano dagli indumenti, la stanza dove si trovava era molto piccola e la maggior parte di essa era occupata dal letto dai due piccoli comodini, dalla poltroncina e da un mobiletto che serviva da tavolo per un televisore dalla quale stavano trasmettendo una musica non meglio definita, avere il suono della tv gli dava fastidio soprattutto quando aveva bisogno di sfogarsi, voleva sentire tutto, tutti i rumori, tutti i sospiri che si scambiavano durante la scopata, il rumore delle lingue che si sarebbero incontrate; la tv accesa lo avrebbe distratto. Uscì dalla piccola stanza piena di aria viziata e si avviò verso il soggiorno che fungeva anche da cucina visto che il lavandino, i fuochi, il frigorifero si trovavano sulla parete di fronte al tavolo trasparente, a separare il divano dal resto della stanza c’era un tavolinetto basso pieno di carte, entrò nel piccolo bagno ornato con delle piastrelle bianche e dal tetto basso, girò la manopola dell’acqua calda all’interno del box doccia ed attese che il quadrato fosse saturo di vapore, entrò e sentire l’acqua bollente scorrergli addosso lo riportò nel mondo reale, adesso la testa era leggera, il corpo non era più teso, la tensione accumulata era sparita, si insaponò e passando il sapone sulle parti intime, sentì crescere dentro di sé nuovamente il bisogno liberarsi, iniziò a muovere lentamente la mano, il pene era nuovamente turgido e dopo un paio di spinte venne nuovamente, il pensiero gli era corso alla scopata di prima. Uscì dalla doccia con il solo asciugamano addosso, rifece il cammino verso la piccola camera da letto, lei stava ancora sdraiata, si era sistemata due cuscini dietro la schiena e stava controllando il cellulare, lo schermo gli illuminava il volto facendo risaltare i delicati lineamenti del viso, sentendolo tornare posò il telefono sul comodino, lui si tolse l’asciugamano, si asciugò e cominciò a vestirsi. “Allora, quando ci rivediamo?” alzò la testa dai bottoni della camicia e posò lo sguardo su Patrizia ancora nuda, sorrise sommessamente, un piccolo ghigno più che un vero e proprio sorriso, si passò la mano sul pizzetto ancora bagnato, lei si mise in ginocchio sul letto e si stese sul comodino dove erano stati posati i soldi, li contò e li posò nel cassetto dove si trovava il pacchetto di sigarette, lo circondò con le braccia e strinse il petto sulla schiena, sentì i seni schiacciarsi, il contatto con la pelle calda lo fece eccitare nuovamente, la donna gli baciò l’orecchio: “a che punto siete con l’indagine di quelle due donne uccise?” Stefano si girò ed incontrò la sua bocca, la baciò e rispose: “nulla di fatto” Patrizia gli baciò il collo, scese dal letto e fece lo stesso percorso che aveva fatto lui pochi minuti prima. Mentre entrava nella doccia lui si avviò verso la porta, sulla parete c’era uno di quei quadri composto da cornici sfalsate dove si potevano mettere varie fotografie, non ci aveva mai fatto caso ma quella volta l’occhio gli cadde lì, si fermò un attimo, c’erano foto di feste, di vacanze e poi ne vide una, in basso, nell’ultimo porta fotografia, c’era un uomo abbracciato a Patrizia, non sembrava una foto vecchia, distolse lo sguardo e tornò nuovamente dentro l’appartamento, controllò che tutto fosse a posto e se la richiuse dietro di sé, le scale erano al buio e decise di scendere senza accendere la luce, ormai conosceva bene la zona, il piccolo palazzetto era composto da tre piani con due appartamenti per ogni pianerottolo e gli avrebbe dato fastidio se qualcuno lo avesse visto uscire a quell’ora, in quel palazzo dove con buona probabilità si conoscevano tutti e tutti, con buona probabilità, sapevano cosa accadeva nell’appartamento dell’ultimo piano così come lo venne a sapere lui la prima volta che ci mise piede, in una delle zone più “in” della città, la notte in cui era di pattuglia e intervenne per bloccare una lite di quello che poi venne a sapere era un cliente un po’ troppo brillo e un po’ troppo manesco, si trattava di un ragazzino appena ventenne, che un po’ su di giri dopo una serata passata per locali a bere aveva deciso di dare sfogo alle proprie fantasie, contattata una prostituta si recò lì e non appena entrato cominciò ad urlare e picchiare la donna che in un attimo di distrazione riuscì a chiudersi in bagno e telefonare alla polizia, la volante arrivò nel giro di cinque minuti e quella sera, anzi quella notte, in servizio c’era proprio Stefano e quello che era il suo collega, nonché amico fidato Luigi. Forzarono la porta con una spallata e trovarono il giovane che dava testate alla porta del bagno, ne aveva date talmente tante che sulla fronte si era aperto un taglio dalla quale fuoriusciva copiosamente del sangue che gli aveva reso il volto una maschera, fu Luigi a bloccarlo con una presa che lo fece rotolare sul pavimento dove venne immobilizzato e ammanettato, non oppose molta resistenza, nell’attesa dell’arrivo dell’ambulanza, la ragazza che si era chiusa in bagno venne tranquillizzata dai due agenti e fu lì che Stefano si rese conto di quanto fosse bella e che quella non sarebbe stata l’ultima sera che l’avrebbe rivista.
Booktrailer
Sebastiano Lo Monaco
Nato a Catania nel 1979, consegue la laurea in filosofia nel 2007 con il massimo dei voti, si specializza in Storia della Filosofia nel 2010. Dopo il master in gestione e sviluppo delle risorse umane lavora come formatore aziendale presso prestigiose multinazionali, si specializza in Coaching e PNL.
Dal 2016 collabora con la testata giornalistica on line “Il Faro sul Mondo” dove dopo essersi occupato di geopolitica inizia a scrivere di cronaca politica con oltre 500 articoli pubblicati a propria firma.
Iscritto all’ordine dei Giornalisti Pubblicisti.
E’ uno degli autori della rivista on-line “www.lodio.it”
Il libro “Un torbido Gioco” è il primo lavoro di narrativa dove rende omaggio ai suoi miti letterari: Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli e Jo Nesbo.
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