È uscito a settembre per Sperling & Kupfer (collana Pandora, tradotto da Annalisa Garavaglia) “Un ultimo pezzo di cuore”, l’ultimo lavoro dell’autrice Mary Higgins Clark, famosa giallista newyorkese (soprannominata “la regina della suspense” o “la regina del giallo americano”) deceduta lo scorso gennaio 2020 in Florida, all’età di ben 92 anni.
Figlia di immigrati irlandesi, nata nel Bronx e divenuta – tra le altre cose – azionista di minoranza dei Brooklyn Nets, la vita da scrittrice della Higgins è iniziata tardi, all’età di quasi 50 anni (sebbene l’amore per la scrittura fosse fiorito già in tenerissima età), ma è stata costellata di incredibili successi fin dal suo esordio, con il romanzo “Dove sono i bambini?” del 1975, che in pochi mesi ha maturato diritti per oltre centomila dollari ed è oggi giunto alla 75esima edizione, mentre nel 1986 è diventato anche un film diretto da Bruce Malmuth.
A quel testo ne sono seguiti più di cinquanta (compresi romanzi per ragazzi, memorie e raccolte di racconti) tradotti in decine di lingue e capaci di vendere nel mondo la cifra iperbolica di oltre 300 milioni di copie. I due premi più importanti della sua carriera letteraria sono senza dubbio il “Mystery Writers of America” del 2000 e il “Malice Domestic Award for Lifetime Achievement” (da noi noto come “Premio Agatha alla carriera”, in onore di Agatha Christie) del 2010.
“Un ultimo pezzo di cuore” fa parte della serie “Under Suspicion” (di cui è il settimo titolo) e come i precedenti è stato scritto insieme alla sua sua partner in crime Alafair Burke, altra scrittrice di fama mondiale (basti dire che figura nell’elenco dei bestsellers del New York Times).
Il plot è accattivante. Mancano pochi giorni al matrimonio della giornalista investigativa e produttrice televisiva Laurie Moran, quando accade qualcosa che stravolge i suoi piani e la sua vita. Se Laurie ha trascorso la sua carriera risolvendo cold case alla televisione, stavolta si trova alle prese con la scomparsa di una persona che conosce di persona, e addirittura sta per entrare a far parte della sua famiglia. Si tratta infatti del nipote del suo fidanzato (e prossimo sposo) Alex Buckley. Si tratta del piccolo Johnny, di sette anni, scomparso – forse rapito? – mentre giocava sulla spiaggia del resort di lusso negli Hamptons, in cui si sarebbero dovuti celebrare i quarant’anni dello zio. Tutto ciò che resta del bambino è il suo skimboard, che riaffiora dall’acqua, a riva, portando con sé il triste presagio del possibile annegamento del piccolo. Forse anche le risposte al mistero della scomparsa di Johnny (e quindi le tracce che potrebbero condurre alla sua salvezza) si trovano sommerse in un oceano di dubbi e in un remoto passato fatto di ricordi opachi, verità celate e storie nascoste, che ora una squadra investigativa è chiamata a portare a galla, finalmente alla luce, in una corsa contro il tempo ad altissima tensione.
Inutile soffermarsi sulla inevitabile buona qualità della scrittura, sull’efficacia della trama, sulla profondità dei personaggi e sulla tensione della narrazione, caratteristiche ormai immancabili in un romanzo che si presenta come prossimo best-seller e in un prodotto perfettamente confezionato ad arte per assolvere appieno al proprio compito. Quello che a nostro gusto manca – ammesso che qualcosa manchi – è forse l’eccesso di tonalità rosa su un testo che ci aspetta a tinte più gialle scure, l’imperturbabilità di una narrazione che resta a suo modo elegante e leggera, incapace di trasportare il lettore in quel vortice di risentimento angoscia e umore nero che probabilmente ci aspetteremmo al cospetto della scomparsa (con presunto rapimento e possibile omicidio) di un bambino.
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