Cari avventori del Thriller Cafè, la recensione di oggi riguarda un gradito ritorno. Maurizio de Giovanni ha infatti da poco pubblicato per Rizzoli, collana Nero, il suo ultimo romanzo: “Un volo per Sara”, che ci racconta un’altra storia dell’ex agente segreta in pensione Sara Morozzi. Con lei, tornano anche gli altri personaggi che come al solito la accompagnano nelle sue avventure. Teresa Pandolfi detta Bionda (che fa da contraltare a Mora, che è appunto Sara), Viola, Davide Pardo, Andrea Catapano e il cane Boris.
Un aereo privato precipita al largo del Tirreno. Apparentemente, nulla di sospetto. Ma non è così per Andrea, che grazie al suo finissimo udito da ipovedente, riconosce la voce di un personaggio molto noto alla squadra. Si tratta di Biancaneve, segretaria dell’affarista Dante Miccio, personaggio balzato agli onori delle cronache nel periodo di Tangentopoli, grazie alla sua fitta trama di ricatti. Proprio dalla ricostruzione meticolosa che il gruppo compie del passato, viene alla luce un aspetto che in quegli anni era stato trascurato e che permette a Sara e gli altri di decifrare l’apparente mistero che si era inabissato con l’aereo. Nelle maglie della rete dei nostri investigatori, si impigliano una serie di fatti che costringono tutti a fare i conti con il proprio passato. Non sarà un’operazione né facile, né indolore.
De Giovanni ancora una volta, con il suo consueto taglio ironico e la sua straordinaria abilità narrativa, ci parla di un passato che riaffiora e che non vuole far perdere le proprie tracce. Un passato che viene continuamente reinterpretato alla luce del presente, come è normale che sia. Il suo linguaggio, dal forte potere espressivo e ricco di capacità descrittiva, fa piano piano emergere dalla trama del racconto, un qualcosa che al tempo era sfuggito e che, solo riconsiderato in prospettiva, assume un significato pieno e coerente. Per De Giovanni, è necessario che gli avvenimenti del passato si sedimentino perché siano pienamente compresi, ammesso che una loro reale e completa comprensione sia poi possibile. E non ci sono tragedie. Anche negli avvenimenti più dolorosi, è la sana capacità di avere un distacco dalle cose che ci permette di andare avanti, assumendo e riconoscendo come propri anche gli eventi meno piacevoli. Per questo, la soluzione del problema arriva da un ex agente, che osserva le cose della vita quasi dal di fuori. E non è importante che la trama sia puntualmente localizzata, anche se è chiaramente Napoli la città che ci pare di osservare. Sono le persone a essere protagoniste e le loro vite, che a ogni nuovo tassello chiariscono sempre meglio il loro ruolo e i fatti della loro vita.
In questo canovaccio abituale, De Giovanni trova comunque il modo di offrirci un suo sguardo sugli eventi che caratterizzano la nostra epoca. Ci sono famiglie sgangherate, male assortite e messe insieme più per amore delle convenzioni che per autentico sentimento. Ci sono persone che i legami li rifiutano perché ne hanno paura. Ci sono miserie, ricatti, debolezze infinite. Ideali che si sono perduti, amori impossibili, vite dedicate a quelli che sembrano principi solidissimi, che però poi in un istante evaporano come neve al sole. Precarietà delle piccole esistenze individuali e incrollabilità delle organizzazioni più nefaste, solidamente e graniticamente cementate dall’unico costrutto umano che mai avrà fine. Il potere.
Uno sguardo mai prorompente. Uno sguardo discreto. Parziale, senza presunzione. Uno sguardo che comunque, grazie alla dolce normalità di Sara ci consegna anche qualche speranza. Un timido afflato di giustizia, una dignità calpestata che per un piccolo attimo rialza la testa. Il sorriso innocente dei bambini. Non sono grandi sistemi, sono piccoli scampoli di vita quotidiana ai quali vale comunque la pena di rimanere ancorati. Saldamente.
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Articolo protocollato da Giuliano Muzio
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