Una valanga, un cumulo di neve in discesa lungo un costone di roccia. Riuscite a sentire il rumore che produce? Riuscite a immaginare la paura di ritrovarvi sommersi, schiacciati, premuti con le labbra contro il terreno freddo?
Ma d’altronde chi pensa mai alle valanghe se vive in città metropolitane, tra cappe di smog, metrò in ritardo e tassisti impazziti?
Eppure è proprio la neve l’elemento cardine intorno a cui ruotano le vicende narrate in questo romanzo di Enrico Camanni.
In Una coperta di neve Nanni Settembrini, guida e capo del Soccorso Alpino, conosce bene le valanghe. Tutti credono che sia soffice e bianca, ma quando si viene sommersi, la neve è nera come la notte.
Nanni ha imparato, anno dopo anno, che le valanghe sono un capriccio della montagna ed evitarle è una questione di secondi.
A confermarlo è una telefonata che riceve ad inizio estate: una squadra di alpinisti è scampata alla morte per una manciata di secondi, mentre un altro gruppo di escursionisti non è stato altrettanto fortunato.
Settembrini e il suo team intervengono, il Monte Bianco fa da cornice geografica: viene ritrovata una donna, un’unica sopravvissuta con una corda legata intorno alla vita. Eppure, all’altro capo, non viene ritrovato nessuno.
Che è successo? Quali segreti ha trascinato con sé la slavina? A Settembrini toccherà indagare, se vuole svelare il mistero sepolto sotto una coltre di neve.
Enrico Camanni, alpinista come il suo protagonista, riesce a costruire un giallo alpino impeccabile, dove sono ben presenti indagine, suspance e colpi di scena necessari per il buon funzionamento di un romanzo di questo tipo.
Tutti gli elementi del genere sono stati rispettati in pieno.
Grazie all’ambientazione naturale, priva di aggrappi a inutili stereotipi, la storia ci viene resa in tutto il suo potere narrativo. Il risultato è una crescente fascinazione, un intrigo che ci avvince pagina dopo pagina.
Nanni è un uomo con alle spalle un matrimonio, da cui sono nate due figlie. Ha un rapporto complicato con entrambe e ciò sarà un espediente efficace che ce lo mostrerà in tutta la sua vero-somiglianza.
È un personaggio molto interessante, pieno di sfaccettature: un padre che ama le proprie figlie, in un modo tutto suo, un uomo appassionato del mondo naturale, un soccorritore legato alla vita da un antico patto silente.
Assieme alla sua famiglia, Nanni viene accompagnato in questa narrazione dalla neve, la quale diventa pian piano una vera e propria protagonista, ora buona che scende giù in fiocchi, ora cattiva come una coperta di morte.
Il mistero intorno a cui si dipana la vicenda è ben congegnato, l’autore riesce a distribuire gli elementi necessari per permettere al lettore di farsi una propria idea.
La donna che viene salvata è l’enigma centrale: non ricorda come è arrivata sulla neve, non ricorda il suo nome o il proprio aspetto. Per questo motivo viene soprannominata Lavinia dallo stesso Nanni, il quale comincia a indagare.
La corda che aveva intorno alla vita testimonia che era in compagnia, ma quello che le è successo rimane a lungo un mistero. Lei stessa rimarrà in ombra per gran parte del romanzo, malgrado questo ruoti intorno alla sciagura che le è capitata.
Un ulteriore punto di forza che va menzionato è la descrizione dei paesaggi.
L’autore è capace di ricreare un’atmosfera genuina, alpina, grazie ad una padronanza lessicale invidiabile. Sembra di essere sul Monte Bianco, essere sferzati da una brezza silvestre, con gli scarponi da trekking ai piedi.
Insomma, si può essere scaraventati al fresco della montagna anche se le temperature fuori cominciano a salire e ci fanno sognare il mare!
In linea definitiva, un romanzo strepitoso, il cui finale non potrà fare a meno di lasciare il lettore a bocca aperta. Provare per credere!
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