Autore amatissimo dai lettori italiani, Joe Lansdale riappare nelle nostre librerie con la sua fortunata e stramba coppia di protagonisti Hap e Leonard, al centro di tre storie raccolte in Una coppia perfetta.
Dall’esordio in Una stagione selvaggia fino al più recente Devil Red, i due detective ne hanno viste e passate di tutti i colori, riuscendo – a volte di più e a volte di meno – a conquistarsi fan a suon di guai, metodi sbrigativi e non rade risate. Sono gli stessi ingredienti che ritroviamo anche nelle tre novelle che formano questo nuovo volume in uscita per Einaudi (Le iene (2011), Veil in visita (1999, scritto con Andrew Vachss) e Una mira perfetta (2013))? Scopritelo con la nostra recensione…
Un personaggio, diceva Stephen King (che, tra parentesi, in tema di consigli saggi è un po’ come la Bibbia) è ben riuscito solo quando smette di sembrare un personaggio per incominciare ad essere un personaggio.
Il protagonista ben riuscito, quello che continua a farti compagnia anche dopo che hai chiuso il libro, e magari a volte ti verrebbe proprio voglia di averlo accanto a te per scambiarci qualche battuta, magari per berci una birra assieme, è quello che riesce a trascendere la pagina, a lasciare dietro di sé un universo introspettivo fatto di psicologia presunta, pregi, difetti, tic nervosi, nevrosi e amori incasinati.
Il personaggio perfetto, tanto per parafrasare King, è quello che trascende la sua natura d’inchiostro per diventare di carne ed ossa.
Tutto questo noioso preludio per dire che Hap Collins e Leonard Pine sono forse i personaggi più vivi e credibili (assieme, forse, allo Scott Landon de “La storia di Lisey“) che la letteratura moderna abbia mai conosciuto.
Una coppia esilarante e geniale, mal assortita e proprio per questo perfetta (non tirerò fuori la stra abusata metafora degli opposti che si attraggono, vi risparmio questo scempio, ma il concetto più o meno è quello).
Hap, bianco ed etero.
Leonard, nero e gay.
Amici per la pelle. Nel Texas del sud. Pronti a menare le mani al primo insulto.
Be’, chiunque sappia fare due più due non ha che da pensare “che Dio ce la mandi buona”.
Da “Mucho Mojo” a “Capitani Oltraggiosi“, passando per “Bad Chili” e “Rumble Tumble“, la gallina dalle uova d’oro dello zio Joe Lansdale ha vissuto più di un rinascimento.
Per il godimento estremo degli amanti del noir ed il raccapriccio dei benpensanti.
Perché leggere un romanzo di Hap e Leonard è un’avventura sensoriale seconda forse solo al buon sesso: un viaggio nell’universo delle scazzottate, delle battute pungenti, dell’ironia e delle pallottole.
E’ quindi con un po’di dispiacere, ornato da un velo di nostalgia, che il Grande-Fan-di-Hap-e-Leonard (di solito un uomo sulla quarantina, con un’intelligenza leggermente superiore alla media ed una discreta passione per 1) la lingua che punge più della spada; 2) la palestra e/o la lotta libera) accoglie “Una Coppia Perfetta”, tre racconti di Hap e Leonard che con Hap e Leonad hanno davvero poco a che fare.
Perché quelle che entrano in scena sul ring del nuovo esperimento Lansdaliano sembrano essere le controfigure mosce dei due esplosivi texani, le pile esaurite di una macchina che un tempo funzionava alla grande.
Nel primo racconto “Le Iene” i nostri si trovano a fare da balie ad un ragazzino imberbe che, un po’ per gioco, un po’ per ripicca verso il fratello maggiore, entra a far parte di una gang di malviventi capitanata dal grosso e stupido “Smokestack” (“Ciminiera”).
Hap e Leo vanno, vengono, vincono senza colpo ferire.
Il racconto si conclude con una patetica quanto insipida morale su quanto sia importante seguire i consigli dei fratelli maggiori che ci vogliono tanto bene e tutti vissero felici e contenti.
No, ragazzi, questo non è Lansdale.
Questi non sono Hap e Leonard.
A suo modo singolare, ma del tutto fuori dai ranghi classici della H&L novel è il secondo episodio, “Veil in visita“, che, riecheggiando la trama del film “Mio cugino Vincenzo“, vede l’avvocato Veil (amico di vecchia data di Hap) difendere vittoriosamente Leonard, reo di aver dato fuoco ad una casa piena di spacciatori di crack, davanti ad una giuria con qualche pregiudizio ma tutto sommato abbastanza malleabile.
Un racconto in fondo in fondo carino, ma che manca del tutto degli ingredienti segreti (B&B, ovvero botte e battute) che hanno reso famosa la saga.
Per chiudere in (quasi) bellezza, il racconto “Una mira perfetta“, in cui i nostri si trovano inguaiati con la Dixie Mafia.
Novella che non delude né meraviglia, dai ritmi incalzanti ma tutt’altro che stellare.
La domanda è quindi d’obbligo: Hap e Leonard sono personaggi troppo “grandi” per essere ridimensionati nella scatola stretta del racconto, o la vena d’oro si sta definitivamente esaurendo?
Per avere la risposta bisognerà aspettare la nuova uscita della saga, “Blue to the bone“, ancora non tradotto in italiano.
Certo, un ritorno con il botto dei nostri due sgangherati investigatori sarebbe davvero ben gradito.
Hap, Leo, se ci siete, battete un colpo (dei vostri).
Ma, mi raccomando, non spargete troppo sangue.
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