Quando una criminologa deve rilassarsi, che fa? Legge gialli! In verità, ne legge e ne scrive e ne commenta anche un avvocato penalista (diciamo a caso, via), ma come li legge una criminologa, ne esce un libro davvero interessantissimo, curioso e molto colto. Passo indietro: io sono stata studentessa della Prof. Merzagora, nei lontani anni 80, e quando ho sostenuto l’esame, col prof. Gianluigi Ponti, avevo imparato qualcosa che ora sembra essere ignoto. Mi spiego meglio, avevo imparato che il criminologo non caccia l’autore del crimine, non trova chi sia, gli viene consegnato una volta individuato. Il criminologo elabora teorie sul perché abbia commesso il fatto e su chi sia. Oggi invece lo si confonde col criminalista, ossia su chi compie le indagini allo scopo di trovarlo.

Scioccante, vero?

Andiamo avanti. La professoressa, e la sua collega Enrica Belingheri, con cui l’ho intervistata a Risolto Giallo, ci ha svelato molti risvolti della loro professione che vanno a mitragliare decine di puntate di trasmissioni televisive seguitissime e a minare le gambe di altrettanti guru de’ noartri. Il criminologo non è quel tipo lì, che ti va a fare il profilo (roba da FBI) e ti dice se il killer vive con sua mamma o con sette gatti. Il criminologo è – o meglio dovrebbe essere – una persona empatica, che cerca e crea dimensione umana, come fa o dovrebbe fare il romanzo giallo, con l’unica differenza che per lo scrittore il centro, il fulcro è l’investigatore mentre per il criminologo è l’autore del atto, il soggetto criminale.

Ecco il punto d’incontro tra un criminologo e un forte lettore di gialli: la classificazione, per esempio, tra giallo d’ambiente e giallo pretesto, dove l’ambientazione è a sua volta un personaggio (la città, la provincia) e altrettanto dicasi per il periodo storico; il giallo di trama (Agatha Christie insuperata ma la cui epoca descritta è superatissima) e il grand guignol, che gronda sangue, e i polizieschi dei grandi scrittori, come Sciascia, Faulkner e il grandissimo Carlo Emilio Gadda che, come giallista è un po’ truffaldino, perché non conclude (almeno nelle versioni del Pasticciaccio edite), ma per il criminologo è impagabile quando parla (male) delle perizie o quando descrive il concetto di “gnommero”, ossia di insieme di concause che possono aver portato all’omicidio.

E volete davvero una chiusa degna della criminologa? Enrica Belingheri ci ha spiegato perché piaccia tanto il giallo nordico. È lontano da noi. Leggere Nesbo o la Lackberg o perfino Joel Dicker (che è canadese) ha una importante funzione tranquillizzante perché c’è uno strappo, c’è una morte, ma è lontana da noi e soprattutto c’è una soluzione.

Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter

Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.

Compra su Amazon

Sconto di 1,00 EUR
Una vita per il crimine. Come una criminologa legge i «gialli»
2 Recensioni

Articolo protocollato da Alessia Sorgato

Alessia Sorgato, classe 1968, giornalista pubblicista e avvocato cassazionista. Si occupa di soggetti deboli, ossia di difesa di vittime, soprattutto di reati endo-famigliari e in tema ha scritto 12 libri tra cui Giù le mani dalle donne per Mondadori. Legge e recensisce gialli (e di alcuni effettua revisione giuridica così da risparmiarsi qualche licenza dello scrittore) perché almeno li, a volte, si fa giustizia.

Alessia Sorgato ha scritto 115 articoli: