Dedicato a tutti quelli che, come me, leggono tantissimo ma ormai leggono solo gialli e prevalentemente italiani. Mica facile trovare qualcosa di veramente originale, vero? Dai ammettiamolo, persino noi filo-scrittori nostrani dobbiamo riconoscere che in libreria, da parecchio tempo, imperversano soprattutto gli e le straniere, dai nordici ai francesi, in particolare.
Perché? Eh, già, perché?
Perché forse le penne tricolori sono un filino ormai incanalate in -per carità, svariate e variegate- categorie letterarie sottospecificazioni del più classico noir, o giallo, o mistery, e così va di moda il cozy crime (che – a parte certi esempi non esattamente tra le più note del settore – personalmente ha già stufato), e così un certo produttore seriale di personaggi resta solido sul podio, e così continua a vendere bene il romanzo pieno di sangue, orrori e affondi nel bieco e nell’inimmaginabile.
Uhm, ok. Bello. Letto e riletto.
Poi, così dal fondo, a volte emerge un autore che non conoscevi, una copertina semplice, una casa editrice defilata. E quel che ci trovi scritto ti appassiona talmente da costringerti a finirlo, quel libro, perché ti riattiva l’interesse, ti stuzzica la curiosità, ti offre qualcosa di completamente nuovo e goloso.
È il caso di Uno sciamano nel borgo, romanzo al limitare tra horror, crime e romanzo psicologico, scritto da un Marco Bellomi che di mestiere fa il bancario e di hobby il curatore di mostre e il critico d’arte. Un plafond originale e non ancora incontrato nel panorama dei giallisti. Un uomo schivo, forse addirittura timido, così ci è apparso a Risolto Giallo (rivedete la puntata) ma ben determinato ad offrire una trama sinusoidale da matrioska (definizione di Marco stesso) tra Cina e casa nostra, Big Pharma e organizzazioni criminali che vogliono introdurre sostanze tossiche ma inebrianti, colpi di scena, con teste mozzate, riti sciamanici e dipendenze.
La scelta di individuare non uno, ma ben tre personaggi principali è coraggiosa ma vincente, perché sposta il focus su tre figure paradigmatiche nel genere: il giornalista scrittore, il collezionista di fama internazionale e l’artista, i tre poli di un mondo che Bellomi conosce bene: l’arte contemporanea. Vicino a loro almeno due figure accudenti, rappresentanti la cura, la vicinanza al fragile, rispettosa e un po’ à cotè. Originale, molto originale. Consigliato.
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- Marco Bellomi (Autore)