Alex Connor, il cui vero nome è Alexandra Connor, nasce e vive in Inghilterra. Esperta d’arte, direttrice in passato di una galleria d’arte in Bond Street ora pittrice. Dalla coniugazione tra le sue due passioni, la pittura e la scrittura, hanno origine i suoi thriller storici che vedono come protagonisti o co-protagonisti i grandi artisti del passato. Ha esordito nel 2011 con Il segreto di Rembrandt pubblicato da Mondadori ed è poi passata alla Newton Compton pubblicando nel 2016 Cospirazione Caravaggio che è diventato un bestseller ai primi posti delle classifiche italiane. Successivamente, sempre per la stessa casa editrice, ha pubblicato una trilogia su Caravaggio e Goya enigma. Nel 2019 con I lupi di Venezia ha dato il via alla trilogia che prende il nome da questo primo libro ed è poi proseguita con I cospiratori di Venezia (2020) ed infine Venezia enigma (2021). Ed è proprio Venezia enigma che ora, per gli amici di Thriller Café, mi accingo a recensire premettendo che, poiché di trilogia si tratta, non posso esimermi dal considerare il trittico nella sua interezza.
Siamo nel cuore del ‘500 e precisamente a Venezia. Una città opulenta con sfarzosi palazzi e dove tutto è bellezza e ricchezza ma anche ostentazione delle medesime. Ormai però la potenza di Venezia si sta avviando verso un’inesorabile decadenza perché i suoi commerci, dal cibo al tessuto e dall’argento al vetro, non sono più così floridi e quindi da grande potenza marinara quale era ha dovuto reinventarsi. E lo ha fatto puntato tutto sulla gloria delle arti, su pittori geniali del calibro di Tiziano (detto il Supremo), Tintoretto (detto il Furioso) e Paolo Veronese, sui musicisti, gli scrittori e i drammaturghi. È in questo scenario fatto anche, però, di grandi contrasti sociali che la corruzione dilaga e che giovani donne vengono ritrovate nelle acque calme della laguna barbaramente trucidate e mutilate facendo così scattare immediatamente l’inevitabile collegamento con analoghi ritrovamenti avvenuti ad Amsterdam, Parigi e Padova. Chi è l’efferato assassino, o meglio… chi sono i Lupi di Venezia? La denominazione Lupi di Venezia ci giunge, fin dal primo libro, perché una delle giovani donne trovate assassinate e precisamente Gabriella Russo, una domestica della bottega delle famose sorelle Castilano, ha più volte prima di morire ripetuto:
“I Lupi di Venezia. Mi hai sentita? Sono in quattro… Non meno. Non permettere che ti dicano il contrario. Attenta a quei quattro.”
Per cercare di individuare la misteriosa identità dei “Lupi” ci viene in aiuto nel secondo libro, I cospiratori di Venezia, un complicato e nebuloso enigma che verrà solo decriptato nelle ultime pagine di Venezia enigma (ultimo libro, appunto, della trilogia)
“Un uomo come una donna non inganna nessuno. In quattro a rufolare in un trogolo di frutta marcia: avanti Cristo, la coda d’oca del Diavolo, dove l’acqua è sangue.”
In questo scenario veneziano appena descritto con le sue calli che sembrano anche loro raccontare una loro storia, sia antica che attuale, con le sue acque lagunari, ora calme ora minacciose e con una verità che tutti sanno ma nessuno dice, tutti i personaggi (nobili, commercianti, artisti, cortigiane, servi, ebrei del ghetto…) sembrano essere un po’ traditori e un po’ traditi, un po’ cospiratori e un po’ oggetto di cospirazioni, un po’ vittime e un po’ carnefici, un po’ ricattatori e un po’ ricattati. Tra questi non ci si può esimere dal citare il famoso Pietro Aretino descritto dalla Connor come un letterato e fine oratore ma anche un bugiardo, un ricattatore e uno smargiasso dalla lingua affilata, un depravato con contatti tra la nobiltà al palazzo del Doge, e non solo, che utilizza per sponsorizzare l’amico Tiziano e trarne così vantaggi personali; il fiorentino Adamo Battista, spia personale di Aretino, uomo istrionico, giocatore d’azzardo, crudele, immorale, astuto e paziente come un cobra; il nobile Marco Gianetti mecenate ma anche vile e codardo che arriva, per non far trapelare un pesante segreto che lo porterebbe alla rovina economica, a vendere l’anima al diavolo; e poi le cortigiane Caterina Zucca e Tita Boldini che offrono a ricchi e nobili i loro servigi amorosi in cambio di denaro, fama e introduzione nel bel mondo; ed infine lo speziale olandese Barent Der Witt ostinato e determinato nel voler individuare, ad ogni costo, l’assassino della figlia Beatrix anche mettendo in serio pericolo la propria vita perché perseguitato incessantemente dall’Inquisizione che lo accusa di occultismo e di praticare aborti illegali.
Con questo thriller storico e con la creazione dell’immagine dei Lupi di Venezia Alex Connor sembra, a mio avviso, aver voluto simboleggiare la dilagante e incontrollabile corruzione di Venezia infatti lo sguardo da lei posto su questa città e su questo periodo storico è decisamente impietoso: tutti, o quasi tutti, i protagonisti sono descritti in modo negativo e anche chi, all’inizio, sembra solo soccombere ai ricatti e alle minacce cercherà una rivalsa non nella denuncia o nel riscatto sociale ma nel diventare a sua volta ricattatore di qualcun altro creando così un domino a cascata di burattinai e di burattini. Venezia enigma che è comunque una buona lettura e che io consiglio di leggere non come libro a sé stante ma come ultimo capitolo della trilogia presenta alcuni punti di forza e altri di debolezza. Tra i primi si può senz’altro inserire l’ottima ricostruzione storico/culturale, le dettagliate e raffinate descrizioni di personaggi e ambientazioni e l’appassionato sguardo sull’arte e gli artisti dell’epoca mentre tra i punti di debolezza vorrei inserire soprattutto il fatto che la trama, anche se ben congegnata e di ampio respiro, getta troppi indizi su personaggi che ci appaiono così subito colpevoli ma che di fatto non lo sono mentre cala una cortina di fitta nebbia su chi è veramente responsabile dei crimini la cui identità ci viene ovviamente svelata solo nelle ultime pagine ma purtroppo in maniera un po’ frettolosa.
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