Oriundo calabrese, cresciuto a Milano, residente nella ligure Lungariva dove dirige il locale commissariato di polizia, Gigi Berté, nonostante sia ancora sulla quarantina, è ormai un veterano della letteratura gialla.
Le sue autrici, le sorelle Elena e Michela Martignoni che si firmano con il non causale pseudonimo di Emilio Martini, lo hanno dato alla luce nel 2012, con il romanzo d’esordio “La regina del Catrame”. A esso hanno fatto seguito una decina di titoli, tutti editi da Corbaccio.
Si tratta di una vera e propria saga lungo la quale abbiamo visto maturare la personalità di questo poliziotto alto e robusto, non proprio ligio alle regole ma profondamente convinto dei valori di giustizia e legalità che il suo mestiere deve servire.
Con “Vent’anni prima” siamo davanti a un thriller noir, duro e puro, basato su un cold case che coinvolge molto da vicino Gigi Berté, la sua epifania di uomo e di poliziotto. Il romanzo comincia dove finiva il precedente di Martini, “Il caso Mariuz”.
Lucia Mariuz è una donna che ha appena finito di scontare una detenzione ventennale con l’accusa di aver ucciso, a Milano, la sorella Silvana e il proprio marito Damiano, che erano amanti. Lei si è sempre dichiarata innocente e, racconta al commissario, solo una persona aveva creduto in lei, l’ispettore Toni Berté, il padre di Gigi, ma non aveva potuto salvarla perché durante l’inchiesta era morto insieme alla moglie in un incidente stradale. Lucia però è certa che di incidente non si trattò, il padre e la madre del commissario furono assassinati. Alla mente e al cuore di Gigi tocca compiere un salto mortale all’indietro, ripiombare nella tragedia della morte violenta dei suoi genitori, che lo travolse quando era solo un giovane e spensierato studente universitario. Ora è un poliziotto. E quando c’è una traccia un buon poliziotto indaga.
Gigi Berté si sposta dunque a Milano, dove è nato e cresciuto, dove si compì il destino di Lucia Mariuz e dei suoi genitori. Si tratta di avviare un’ardua e scivolosa risalita lungo la ripida china dei ricordi. Il punto di partenza non può che essere quel duplice omicidio di due decenni prima. Il commissario non ha ancora elementi ma, a naso, crede nell’innocenza di Lucia; proprio come ci aveva creduta il padre. E sarà proprio Toni Berté a consegnare al figlio il bandolo su cui riavvolgere la matassa. Una visita nella vecchia abitazione di famiglia permette a Gigi di ritrovare i taccuini sui quali Toni scriveva i pro-memoria dei suoi casi. Non si tratta solo di appunti, ma anche di riflessioni, intuizioni e commenti che il vecchio poliziotto affidava alla carta, lo specchio di una mente lucida e disincantata, ossessionata dal vizio della verità. Partendo da quelle pagine quindi ci addentriamo nella Milano di fine Novecento, ricca, disorientata, spietata con chi non è in grado di difendersi; una città nella quale la ndrangheta ha già compiuto la sua penetrazione e diffuso l’infezione di cui è portatrice.
Vediamo Toni Berté muoversi in un intrico di delitti anonimi, prostituzione di alto bordo, ricatti e corruzione. Scopriamo che l’omicidio di Silvana Mariuz e di suo cognato è maturato in un perverso intreccio di tradimenti e passioni che ebbero protagonisti i due amanti, uno spietato boss mafioso, l’amante di lui e un killer professionista al suo servizio. Toni Berté era forse sulla strada della verità, ma gli fu impedito di svelarla. Toccherà al figlio Gigi, vent’anni dopo, completare il suo lavoro. La sua sarà una vittoria amara: lo svelamento dei molti misteri rimasti sepolti sotto il caso Mariuz, gli rivelerà tutta la crudeltà degli inganni e dei tradimenti che uccisero suo padre e sua madre.
Le sorelle Martignoni con questo romanzo giocano in casa, nella loro Milano, quella di ieri, quella di oggi. Attraverso gli occhi del loro Berté ci narrano le suggestioni dei luoghi dell’anima, come quella “Montagnetta” presso via Salmoiraghi che il commissario intravede mentre è diretto altrove, e pensa al se stesso ragazzino che ci andava a giocare al pallone. Elena e Michela ci regalano un thriller costruito alla perfezione per ritmo, tensione e analisi psicologica e d’ambiente, non so se il loro miglior romanzo, certo il più intenso e drammatico.
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Articolo protocollato da Fausto Tanzarella
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