Leif GW Persson (dove GW stanno per Gustav Willy) è uno degli scrittori svedesi che anche in Italia abbiamo imparato ad apprezzare grazie alle apparizioni nella collana Giallosvezia di Marsilio. Oggi vi segnaliamo il suo nuovo romanzo La vera storia del naso di Pinocchio, settima opera tradotta nel nostro paese dopo l’esordio nel 2004 con Tra la nostalgia dell’estate e il gelo dell’inverno. Docente di criminologia e per anni professore all’accademia di polizia svedese di Stoccolma, oltre che consulente del Ministero di Giustizia e dei Servizi segreti svedesi, Persson è uno scrittore che unisce una penna scorrevole alla conoscenza diretta di tecniche e procedure, doti che gli hanno permesso di imporsi come voce autorevole del giallo prima in patria e quindi i numerosi altri paesi, giungendo fino a vedere trasposte in una serie televisiva americana le avventure del suo commissario Backstrom.
In La vera storia del naso di Pinocchio, il commissario Evert Bäckström ha per le mani tra casi piuttosto singolari: un coniglio maltrattato ora ospitato dalla protezione animali, un gentiluomo amico del re picchiato con un catalogo d’arte di Sotheby’s, e infine l’omicidio di un equivoco avvocato che per lui segnerà un giorno estremamente piacevole. Tre casi che non hanno niente in comune e per i quali è davvero difficile pensare a collegamenti, anche volendo diffidare delle coincidenze. Sgradevole, maschilista e corrotto, Bäckström finisce presto per indagare su un traffico di icone russe e altri oggetti d’arte, tra cui uno prezioso carillon con le sembianze di Pinocchio realizzato da Fabergé per il piccolo zar Aleksej. Un oggetto finito poi in Svezia, prima a casa dell’avvocato assassinato e poi nelle tasche di Evert Bäckström, che diventa così custode di una storia che avrebbe tranquillamente potuto cambiare il corso dell’umanità, se solo fosse finita in modo diverso…
A seguire vi riportiamo l’incipit de La vera storia del naso di Pinocchio.
Era lunedì 3 giugno, ma anche se era lunedì ed era stato svegliato nel bel mezzo della notte, il commissario Evert Backstrom l’avrebbe sempre ricordato come il giorno più bello della sua vita. Il cellulare di servizio si mise a squillare esattamente alle cinque del mattino, e dato che chi stava chiamando sembrava non avere intezione di arrendersi, non gli restò molta scelta.
“Sì” rispose Backstrom.
“Ho un omicidio per te” disse il collega di turno alla centrale di Solna.
“A quest’ora?” commentò il commissario. “Cos’è, il re o il primo ministro?”
“Anche meglio.” Il collega nascondeva a fatica l’entusiamo.
“Ti ascolto.”
“Thomas Eriksson” disse il poliziotto.
“L’avvocato” osservò Backstrom, incapace di nasconder la sorpresa. Non può essere vero, pensò. E’ troppo bello per essere vero.
“In persona. Tenuto conto dei vostri trascorsi comuni, ho voluto essere il primo a darti la buona notizia. E’ stato Niemi della scientifica a dirmi di svegliarti. Rallegramenti, Backstrom. I più sentiti rallegramenti da parte di tutti noi della centrale. Alla fine l’ultima mano l’hai vinta tu.”
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