Ultimo appuntamento – per ora – con la PM più tignosa, chiaccherata e peggio vestita della Procura di Matera, Imma Tataranni. Il quarto romanzo della serie scritta da Mariolina Venezia e pubblicata da Einaudi, Via del riscatto – Imma Tataranni e le incognite del futuro, si sviluppa attorno a un omicidio commesso proprio nei sassi.

Sono le sei di sera di martedì grasso e, passeggiando per la zona dei sassi, dalle parti di Via del riscatto,  Imma sta cercando di trattenersi dallo sbottare in faccia al marito, alla cognata e alle sue amiche cinguettanti che ciarlano su quanto sono belli i sassi, come si viveva prima, e come sono cambiati ora, e che sembra proprio un presepe, e come sarebbe bello vivere lì… quando sente un colpo di pistola. Nessuno le crede, “è deformazione professionale” sostiene Pietro, ma lei è sicura, il rumore è inconfondibile… e ben presto viene fuori che aveva ragione. Ad essere ucciso è Antonello Ribba, agente immobiliare ammanicato con mezzo mondo, che ha fatto fortuna con l’espansione demografica legata all’attenzione crescente su Matera, per Imma solo uno dei tanti danni fatti dal turismo di massa. L’omicidio ha avuto luogo in un antico palazzo nei sassi, di proprietà della famiglia Sinagra, che il Ribba aveva avuto mandato di vendere, vendita più volte sfumata per via di alcune strane presenze che diverse persone dicevano di aver avvertito.

“La Procura, quando Imma tornò, era in preda al friccicorìo che la prendeva immancabilmente quelle volte in cui si verificava nell’area di sua competenza il principe dei reati, tuttora inconsueto benché il tessuto sociale stesse cambiando a tambur battente: l’omicidio.
Inchieste su crimini ambientali, speculazioni, brogli inciuci e associazioni a delinquere non avevano lo stesso impatto. La gente se ne stufava immediatamente, concludendo che era tutto un magna magna e già si sapeva, e demandando la soluzione agli esperti.
L’omicidio, invece, non stancava mai. Se ne poteva parlare per mesi, facendo ipotesi e rimuginando particolari, con la fierezza di uno scudetto vinto o un’eccellenza finalmente riconosciuta. La gente si identificava: chi non ha mai pensato di ammazzare la moglie, il marito o uno qualsiasi dei parenti stretti? Faceva casa, famiglia. Focolare.”

C’entrano vagamente i fantasmi in questo delitto, ma c’entrano sicuramente di più gli uomini e… le donne, tante e molto diverse tra loro: dalla conturbante avvocatessa romana avvolta in una nuvola di profumo, alla fragile ma intrigante Carolina Sinagra, fino alla misteriosa donna con pelliccia e tacchi a stiletto con cui proprio Imma si era scontrata per un attimo quella sera nei sassi.

Tra lavoro nero, turismo invadente, donne dal grilletto facile e vecchi signori intraprendenti, Imma ha decisamente troppe carte in mano e, di conseguenza, troppo a cui pensare. E come se non bastasse, ai pensieri lavorativi si aggiungono, sempre più pressanti, quelli della vita privata: la figlia Valentina che devia pericolosamente dal seminato per invischiarsi in ideologie e azioni più grandi di lei rischiando di portarsi appresso tutta la famiglia; il marito, Pietro, con cui non bisogna tirare troppo la corda perché fiuta pericoli ma – fortunatamente – ancora non parla; non ultimo quel benedetto ragazzo di Calogiuri che, dopo quella sua defaillance, ha alzato la testa e pretende chiarimenti su cose difficili da spiegare e soprattutto da gestire.

Una Imma che stenta a riconoscersi, sempre più spregiudicata e incline a cedere a certe tentazioni, troverà la soluzione dopo tanti patimenti, ma stavolta più che mai, dovrà ringraziare il contesto.

“Urgeva sapere di più sulla vittima, la sua personalità, le sue frequentazioni e i suoi conti in sospeso. E avoglia a interrogare persone informate sui fatti, in Procura. Te li dicevano, i fatti, per carità. Potevano passare i guai, omettendoli. Ma un’impressione, un pettegolezzo, una diceria, quella stoffa impalpabile di cui anche i peggiori delitti sono intessuti… per quelli, ci voleva il contesto adatto.

A Matera, come in tanti piccoli centri, esisteva un luogo dove pettegolezzi e dicerie, purché di un certo livello, venivano raccolti, ampliati e smistati, una centrale operativa che per certe faccende era meglio dei servizi segreti. Imma si diresse da Anna Cecere, la boutique di alta classe che si trovava nel Corso. Con un po’ di fortuna, lì qualcuno che faceva al caso suo lo incontrava.”

Inaspettatamente, le vengono in aiuto risorse insospettate: la boutique di Anna Cecere, l’odiata Maria Moliterni, la cognata, persino sua suocera! E in fondo che cos’è la verità, se non qualcosa che si costruisce pezzo per pezzo? E proprio grazie a quanto appreso dalle voci, da quello che viaggia col vento che nei sassi col suo soffio confonde e spaventa, Imma si fa un quadro più preciso e, con la sua solita tenacia, ci arriva alla verità… una verità che non le piace.

Con le incertezze sul futuro di questa Pm così sui generis, si conclude anche questo caso… e chissà che nel prossimo non vi sia una svolta… un cambio di prospettiva?

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Articolo protocollato da Rossella Lazzari

Lettrice compulsiva e pressoché onnivora, una laurea in un cassetto, il sogno di lavorare nell'editoria e magari, un giorno, di pubblicare. Amo la musica, le serate tra amici, mangiare e bere bene, cantare, le lingue straniere, i film impegnati e cervellotici, il confronto, la condivisione e tutto ciò che è comunicazione.

Rossella Lazzari ha scritto 168 articoli: