Ricevere un libro di Alan D. Altieri è sempre un piacere, se poi iniziando a sfogliarlo ti accorgi che Sergio non ha mancato di aggiungere dedica e autografo, capirete bene che il piacere si trasforma in onore. Ed è quanto è accaduto con Warriors. Le nuove furie, nuova antologia del Magister appena uscita per TEA, la quinta per la precisioni, dopo Armageddon, Hellgate, Killzone e Underworlds.
Un volume, questo, in cui la fanno da padrone le nuove furie, personaggi femminili come raramente se ne vedono nei libri. Erinni erette contro le tenebre del mondo. Sul campo di battaglia, sulle rovine dell’umanità.
In totale cinque racconti e un romanzo breve inedito (Los(t) Angel(e)s, vecchio racconto breve interamente riscritto).
Se v’interessa, vi riporto la pagina di presentazione di Contatto con il nemico, racconto che apre la raccolta (ce n’è una per ogni episodio).
C’è sempre una qualche guerra, là fuori, in qualche tempo. In realtà, c’è sempre una qualche guerra in ogni luogo e in ogni tempo. E’ una delle leggi (non scritte?) della Natura. Dai più ancestrali batteri (bacteria) ai più recendi antropoidi (homo sapiens sapiens), passando per l’estinzione di massa dei saurinani giganti (dinosauria, n.R.I.P.), c’è sempre un qualche contenzioso, contrasto, conflitto da risolversi con uccisione, strage, sterminio. Per gli insetti (insecta Linnaeus), una delle specie viventi più eterne, rimangono qualcosa di leggendario, nella loro geometrica perfezione, nella loro sistematica ferocia, le guerre tra le terminti (isoptera). Così, in perfetto, macabro sberleffo a quell’ingombrante, supponente, arrogante doppio sapiens, la specie (in)umana – nient’altro che una versione dimensionalmente più grossa ma intellettualmente più infima delle termiti – non sfugge, non sa sfuggire, non vuole sfuggire, non potrà mai sfuggire, alla letale (il)logica della guerra. Algoritmico corollario: se c’è una guerra, deve ineluttabilmente esserci qualcuno a combatterla.
Si chiamano warriors, guerrieri.
Come lo sono la madre, lo sciamano, il cacciatore, il costruttore, anche il guerriero è un archetipo. Forse quello più scomodo, eppure più inesorabile, di tutti. Archetipo nell’archetipo è che il guerriero debba essere per forza maschio: fisicamente più forte, psicologicamente più primitivo, etologicamente più gregario. Giusto? Sbagliato.
Tutti i guerrieri al fulcro dei racconti di questa antologia sono, oops, femmine. E anche se la parola “guerra” è declinata al genere femminile, la Guerra (iniziale maiuscola) non ha sesso. A meno che qualcosa non vada storto, storto nel profondo. Ed è decisamente questa la focale di Contatto con il Nemico. La Guerra dove tutto è andato storto. In tutti i sensi.
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