Recensiamo oggi un saggio tra i più noti in Italia sul fenomeno dell’omicidio seriale: Serial killer – Storie di Ossessione omicida, prima di una serie di collaborazioni tra lo scrittore Carlo Lucarelli e lo psichiatra e criminologo Massimo Picozzi.
Titolo: Serial Killer – Storie di ossessione omicida
Autore: Carlo Lucarelli – Massimo Picozzi
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2003
Pagine: 338
Trama in sintesi: Prima collaborazione per Carlo Lucarelli e Massimo Picozzi, che introducono il lettore allo studio della categoria criminale dei serial killer. Chi sono gli assassini seriali? Quali caratteristiche li accomunano o li distinguono gli uni dagli altri? Che differenza c’è tra un mass murderer e un serial killer? A queste ed altre domande cercano di rispondere gli autori, con un testo che alterna spiegazioni tecniche al racconto dei casi più conosciuti di omicidio seriale. Accanto a Edmund Kemper e Jeffrey Dahmer, due tra i serial killer statunitensi più famigerati, trovano spazio storie italiane come quelle di Andrea Matteucci e Roberto Succo. Un capitolo è dedicato alle donne serial killer, fenomeno sicuramente meno diffuso ma dotato di grande fascino agli occhi dell’opinione pubblica: ecco quindi Aileen Wuornos, sulla cui vicenda è stato girato Monster, bellissimo e commovente film con Charlize Theron, e la “nostra” Milena Quaglini, una sorta di vedova nera, suicidatasi in carcere nel 2001 pochi giorni prima della sentenza prevista per i suoi crimini. Lucarelli e Picozzi analizzano i progressi delle scienze forensi fino alla creazione degli attuali database che permettono di individuare collegamenti tra casi diversi e che hanno condotto le forze investigative a compiere passi da gigante nell’identificazione dei criminali.
Carlo Lucarelli dedica questo libro a “Lorenzo, Alessandro e Silio, tra delitti e misteri, più che amici, fratelli”. Silio è Silio Bozzi, Vicequestore Aggiunto di Ancona, uno dei maggiori esperti in Italia nell’analisi della scena del crimine e autore di programmi televisivi sull’argomento. Lo cito in questa sede con immensa gratitudine, poichè è stato lui a farmi appassionare alla criminologia quando era docente in tecniche investigative applicate presso la mia Facoltà. Fu il primo a dirci che “quando le indagini si svolgono a 360 gradi significa che noi investigatori non abbiamo capito niente”. Non fu proprio “niente” la parola che usò, ma ho reso l’idea. Dello stesso avviso sembrano essere anche gli autori di Serial Killer, che ci accompagnano nella giungla di termini tecnici e strumenti inevitabili protagonisti della caccia agli assassini seriali. Modus operandi e firma sono la stessa cosa? Cosa si intende per staging in relazione ad una scena del crimine? Nonostante (o forse proprio per) i moltissimi film, serie Tv, documentari che riguardano episodi di cronaca nera o indagini scientifiche, permane nel pubblico una certa confusione sulle reali procedure utilizzate nella caccia ai serial killer o sulle difficoltà incontrate da chi fa della cattura dei criminali la propria professione.
Il quid che distingue questo da altri (numerosi) saggi sull’argomento è infatti il tentativo di fornire anche a chi non appartiene al settore alcune valide nozioni teoriche per approcciarsi in modo critico alle questioni criminologiche. Molto interessante è la digressione che riguarda la descrizione sommaria del sistema penale statunitense in merito al principio della capacità di intendere e di volere applicato agli omicidi seriali, comparato con il nostro ordinamento. Ecco allora la sorpresa: soltanto in una piccolissima percentuale di casi il serial killer viene dichiarato non imputabile. Senza la pretesa di diventare un manuale di giurisprudenza, gli autori distinguono tra
vizio parziale e vizio totale di mente, tra imputabilità e insanity, tra pazzia e lucidità.
L’ultimo capitolo è dedicato alla professione del criminal profiler, o più genericamente a quella del criminologo, figura di primo piano nel panorama investigativo americano, in Italia relegato ad un ruolo marginale e sovrapposto a quello dello psichiatra. Nel nostro paese, infatti, la criminologia risulta ancora considerata di stretta pertinenza
dell’area clinica, ma questo non c’è scritto nel libro, è una considerazione a cui sono arrivata da sola e a mie spese.
Uno dei principali strumenti in mano agli esperti di psicopatologia criminale è sicuramente il DSM IV TR, ultima revisione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Picozzi e Lucarelli riportano una breve trascrizione delle patologie più diffuse tra i serial killer, e raccontano come spesso gli stessi imputati fingano i sintomi più eclatanti di alcune malattie mentali proprio per sfuggire alla pena di morte o ad una condanna all’ergastolo. Sta a psichiatri e criminologi capire quale sia la verità e smascherare un’agghiacciante volontà omicida nascosta dietro un’apparente follia.
Un bel libro insomma, completo e affascinante, che credo dia una certa soddisfazione una volta terminata la lettura.
Certo, per coloro che operano nel settore questo può rappresentare un testo ben scritto ma piuttosto scontato e semplificato, ma penso che l’intenzione dei due autori non andasse oltre la semplice divulgazione di nozioni abitualmente non indirizzate al grande pubblico e che sia stato raggiunto lo scopo di divertire e insieme insegnare qualcosa di utile ai propri destinatari.
Giada Melarini
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- Lucarelli, Carlo (Autore)